Dramma della
gelosia nei pressi di Vicolo Scandemberg, ai piedi del colle del Quirinale. Lei
giovane ed esuberante, lui gran virtuoso dell’arte appassionatamente
innamorato. Nascosto dietro ad una finestra Gian Lorenzo ha la prova del
tradimento della sua amante. Qualcuno gli aveva riferito, infatti, che la sua
amata Costanza oltre a lui ed il marito profondeva le sue carezze anche ad un
altro amante. Gian Lorenzo è un "anima dannata", distrutto da quel tarlo , fingendo un impegno fuori
città, si nasconde in attesa di veder uscire il rivale. L’uscio si apre, la sorpresa è grande,
sconvolgente: è sgomento non solo perché in quel momento capisce di dover condividere
Costanza con il marito ma anche e soprattutto con suo fratello più piccolo,
Luigi. Lei è giovane ed avvenente, di buona famiglia, ha un volto morbido e
tondo, sensuale, labbra carnose e morbide, occhi languidi. Gian Lorenzo ha una
quarantina d’anni e una carriera luminosa da portare avanti tra mondanità ed
ottime conoscenze e committenze. Matteo il marito di lei, fa lo scultore e a
quell’ora è a lavoro a San Pietro, nel cantiere di Gian Lorenzo. Fa caldo a Roma,
un afa bollente che avvolge tutto in quell’estate del 1638, i clienti, forse disertano
la bottega d’arte e lei può concedersi qualche svago in più.
Tradito, accecato
dall’ira il Cavaliere Gian Lorenzo ordina ad un suo servitore di recarsi in casa
di Costanza. Il servo bussa, Costanza che si era appena accomiatata dal suo
giovane amante lo accoglie. Il servo porge i doni che aveva recato con sé: due
fiaschi di vino greco, con i saluti del Cavalier Bernini, avrà detto. Poi ,con
fare repentino afferra un rasoio, lo vibra nell’aria e sul suo bel volto, la
sfregia. Il significato della sfregio e la cicatrice, come segno visibile, permanente
del disonore era del resto un attività molto praticata nel XVII secolo era un
modo di attaccare le donne, di solito le prostitute, che della bellezza
facevano la loro dote.
In quella calda mattinata vendetta è fatta, aggredire la bellezza di Costanza non placa però il Cavalier Bernini, che si mette alla caccia del fedifrago Luigi, suo fratello. Lo insegue. Gian Lorenzo vestito di tutto punto in abito da viaggio, Luigi mezzo spogliato. Gian Lorenzo raggiunse il fratello e «con un pal di ferro malamente gli dette, arrivando a romper due coste, e forse l'avrebbe ammazzato se non gli era levato di sotto». In poche ore tutta la città fu informata degli avvenimenti. E lo scandalo fu grande. Bernini è furioso del resto era talmente innamorato di Costanza che nonostante il tanto lavoro di quegli anni, aveva trovato il tempo di ritrarla non solo ad olio ma anche fissando tutte le loro emozioni d’amore sul volto marmoreo di lei. E quel ritratto senza committenza documentata rimase per anni a casa del Cavaliere, sino a quando nel 1639 si sposò, come narra il figlio Domenico nella briografia dell’ingombrante padre. Il Busto di Costanza Bonarelli, custodito al Museo del Bargello in questi giorni è visibile presso la Mostra Meraviglia delle arti- Il Barocco a Roma ( Fondazione Roma, Via del Corso). Bernini da questa storia emerge come un uomo che sa di poter fare quello che vuole perché nessuno oserà toccarlo. Tant’è che le conseguenze di quelle violenze le subirono solo gli altri compartecipi. Il suo fedele servo fu esiliato e suo fratello fu espulso per esigenze di sicurezza a Bologna. Costanza, invece, condannata per adulterio fu prelevata a casa dagli sbirri e ricoverata nella Domus Pia(Convertite), casa che il Borromeo aveva voluto per convertire le prostitute. Scontata la sua pena tornò a casa dal marito. L’affaire naturalmente ebbe un enorme rilievo tanto da tirare in ballo Papa Urbano VIII per il tramite del Cardinal Nipote, Francesco Barberini, supplicato d’intervenire dalla madre dello scultore Angelica. “Il Papa assicurato del fatto, diede ordine, che all’esilio fosse condannato il servo e al Cavaliere mandò per un suo Cameriere l’assoluzione del delitto scritta in Pergamena, in cui appariva un Elogio della sua Virtù degno da tramandarsi alla memoria dei Posteri: Poiché in essa veniva assoluto non con altro motivo, che, perché era Eccellente nell’arte, né con altri Titoli era quivi nominato, che con quelli di Homo raro, Ingegno sublime, e nato per Disposizione Divina, e per gloria di Roma a portar luce a quel Secolo”. Ma chi era veramente la donna al centro di questo intrigo d’amore? Costanza, ricordata solo nome e cognome di un busto di marmo che suscita stupore e meraviglia anche per la scelta insolita di quel tempo di ritrarla discinta e spettinata? Sarah McPhee ne ha ricostruito la storia .Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1645 alcuni documenti la citano come Costanza scultora che lascia presupporre che abbia continuato l’attività di Matteo, scultore ma probabilmente anche mercante d’antichità..
In quella calda mattinata vendetta è fatta, aggredire la bellezza di Costanza non placa però il Cavalier Bernini, che si mette alla caccia del fedifrago Luigi, suo fratello. Lo insegue. Gian Lorenzo vestito di tutto punto in abito da viaggio, Luigi mezzo spogliato. Gian Lorenzo raggiunse il fratello e «con un pal di ferro malamente gli dette, arrivando a romper due coste, e forse l'avrebbe ammazzato se non gli era levato di sotto». In poche ore tutta la città fu informata degli avvenimenti. E lo scandalo fu grande. Bernini è furioso del resto era talmente innamorato di Costanza che nonostante il tanto lavoro di quegli anni, aveva trovato il tempo di ritrarla non solo ad olio ma anche fissando tutte le loro emozioni d’amore sul volto marmoreo di lei. E quel ritratto senza committenza documentata rimase per anni a casa del Cavaliere, sino a quando nel 1639 si sposò, come narra il figlio Domenico nella briografia dell’ingombrante padre. Il Busto di Costanza Bonarelli, custodito al Museo del Bargello in questi giorni è visibile presso la Mostra Meraviglia delle arti- Il Barocco a Roma ( Fondazione Roma, Via del Corso). Bernini da questa storia emerge come un uomo che sa di poter fare quello che vuole perché nessuno oserà toccarlo. Tant’è che le conseguenze di quelle violenze le subirono solo gli altri compartecipi. Il suo fedele servo fu esiliato e suo fratello fu espulso per esigenze di sicurezza a Bologna. Costanza, invece, condannata per adulterio fu prelevata a casa dagli sbirri e ricoverata nella Domus Pia(Convertite), casa che il Borromeo aveva voluto per convertire le prostitute. Scontata la sua pena tornò a casa dal marito. L’affaire naturalmente ebbe un enorme rilievo tanto da tirare in ballo Papa Urbano VIII per il tramite del Cardinal Nipote, Francesco Barberini, supplicato d’intervenire dalla madre dello scultore Angelica. “Il Papa assicurato del fatto, diede ordine, che all’esilio fosse condannato il servo e al Cavaliere mandò per un suo Cameriere l’assoluzione del delitto scritta in Pergamena, in cui appariva un Elogio della sua Virtù degno da tramandarsi alla memoria dei Posteri: Poiché in essa veniva assoluto non con altro motivo, che, perché era Eccellente nell’arte, né con altri Titoli era quivi nominato, che con quelli di Homo raro, Ingegno sublime, e nato per Disposizione Divina, e per gloria di Roma a portar luce a quel Secolo”. Ma chi era veramente la donna al centro di questo intrigo d’amore? Costanza, ricordata solo nome e cognome di un busto di marmo che suscita stupore e meraviglia anche per la scelta insolita di quel tempo di ritrarla discinta e spettinata? Sarah McPhee ne ha ricostruito la storia .Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1645 alcuni documenti la citano come Costanza scultora che lascia presupporre che abbia continuato l’attività di Matteo, scultore ma probabilmente anche mercante d’antichità..
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